lunedì 8 settembre 2008

L'affaire Alitalia

Sono circa 15 anni che la gloriosa compagnia di bandiera Alitalia perde utili. In questo lasso di tempo ha accumulato perdite pari a qualcosa come 15 miliardi di euro. L'uomo dei miracoli, quello oppresso dalla giustizia e dalle zanzare comuniste, ha governato per 7 dei 15 anni considerati. E' dunque logico e sensato dedurre che metà di questa maxi perdita è imputabile a colpe berlusconiane... Questo per mettere bene in chiaro che la situazione disastrosa non è stata provocata dall'ultimo governo Prodi, come invece hanno sbandierato i vari portavoce-portaborse-porta a porta di Berlusconi... Dinnanzi a questa coraggiosa e puntuale menzogna (una delle tante, visto che Berly e i suoi ci abituano così...), occorre precisare che l'ex professore e il suo ministro dell'Economia Padoa Schioppa avevano compiuto un mezzo miracolo, convincendo Air France a rilevare completamente l'intero pacchetto di Alitalia. Il che avrebbe garantito tutta una serie di vantaggi che grazie all'intervento del Silvio nazionale siamo riusciti a buttare nel water:
- avremmo evitato il fallimento di Alitalia;
- avremmo evitato il ricorso e la modifica della legge Marzano sulle aziende decotte;
- l'Europa avrebbe ottenuto la creazione di un polo dei voli di tutto rispetto, composto da Air France, Klm e Alitalia;
- gli esuberi identificati da monsieur Spinetta, presidente di Air France, erano circa 2150, mentre con la "cordata dei 16 capitani coraggiosi" superano i 5000;
- la compagnia francese avrebbe pagato 1,7 miliardi di euro allo Stato per comprare le azioni Alitalia, e in più avrebbe investiti circa 850 milioni per il salvataggio e il restauro di Malpensa e per il potenziamento di Fiumicino. Il che avrebbe significato che nelle casse dello Stato sarebbe piovuti, come manna dal cielo, circa 2,6 miliardi di euro.
Ci fu chi parlò di una svendita di Alitalia, di un regalo vergoso, di una perdita di prestigio dell'Italia agli occhi del mondo... Si trattava invece di un miracolo, dalla cacca stavamo per uscire puliti e profumati. Ma poi arrivò il nostro caro Silvio, il quale riuscì a bloccare tutto raccontando dell'esistenza di una cordata di impavidi guerrieri. 16 grandi condottieri che avrebbe risollevato l'Alitalia...

Il nuovo piano per il salvataggio della compagnia di bandiera, detto "Fenice" (nella vana speranza che dalla cacca si possa quantomeno risorgere, ormai la pretesa di uscirne puliti e profumati non ce l'ha più nessuno...), rappresenta l'ennesima truffa messa in atto dal Cavaliere. Prevede anzitutto la creazione di una sturtup company, cioè una società costruta ad hoc per rilevarne un'altra in crisi o vicina al fallimento. Viene denominata CAI, acronimo di Compagnia Aerea Italiana, e ricomprende al suo interno due società: la Bad Company e la Good Company. La prima, la discarica, quella entro cui vengono compressi tutti i debiti di Alitalia, è quella che resta allo Stato, andando ad aggravare ulteriormente un deficit pubblico che langue. E con quali soldi si risana il bilancio in rosso dello Stato? Ma coi nostri soldi, è chiaro... Prima ce li avrebbe messi Spinetta, ma grazie al Berly ce li metteremo noi... Che uomo fantastico... Per la Bad Company è stata prevista una spesa iniziale di 1 miliardo di euro (pari a circa 1/3 dei tagli varati dal governo sul sistema scolastico) a cui si devono aggiungere oltre 5000 tra cassa integrati (pagati, quindi, ancora con soldi pubblici) e licenziati. Mentre, dunque, la Bad Company puzza più del rusco di Napoli, la Good Company profuma di pulito... Questo perchè, nella scissione, la Good Company è la società che funziona, quella senza debiti e che produce (o dovrebbe produrre) un fatturato. Questa Good Company va agli imprenditori scelti personalmente e privatamente da Barlusconi, con la solita e usitata formula del clientelismo ("tu mi fai un gran favore oggi, io te ne farò uno ancora più grande domani..."). Insomma, si privatizzano gli utili di Alitalia e si statalizzano le perdite...
Questa nuova e mirabolante Good Company ha intenzione di:
- tagliare il personale, in primis;
- ridurre drasticamente le rotte internazionali;
- declassificare l'aeroporto di Fiumicino;
- non toccare in alcun modo Malpensa, lasciandola dunque così com'è, cioè piena di difetti e poco funzionale (chissà ora che faranno Formigoni, Bossi e la Moratti, così bravi a protestare con Prodi ma troppo succubi di Berlusconi per alzare la cresta ora...).
Il progetto, dunque, sembra in fotocopia quello di Air France, no?

Ma chi sono questi 16 capitani coraggiosi? Andiamoli a conoscere, e a scoprire tutti i piccoli e insignificanti conflitti d'interesse che li riguardano...


1) Carlo Toto, propietario di Air One, l'altra compagnia aerea italiana. La quale, tra le altre cosa, ha ben 450 milioni di euro di debiti. Mentre Toto padre diventa membro di Alitalia, guarda un pò, Toto Daniele, il nipote, diventa membro in Parlamento del Pdl... Contentino?


2) Salvatore Ligresti, le cui mani puzzano ancora per la torbida vicenda di Tangentopoli, per la quale è pregiudicato. Nella vita, oltre che di tangenti, si occupa di assicurazioni e di mercati immobiliari. Cito da Wikipedia:
"...uno dei principali immobiliaristi di Milano, nel 1992 risulta coinvolto in Tangentopoli, venne arrestato e condannato per tangenti. Dopo aver patteggiato con la giustizia torna all'attività di costruttore. Nel luglio del 2004 diventa amministratore delegato della Rsc MediaGroup, società editrice di quotidiani quali il Corriere della Sera e la free press City; dall'aprile 2006 nel consiglio di amministrazione di questa società siede la figlia Jonella.
Ligresti è presidente onorario di Fondiaria Sai, gruppo assicurativo quotato sulla Borsa di Milano e controllato dalla famiglia Ligresti tramite la holding (che, per chi non lo sapesse, si tratta di una società privata che detiene partecipazioni in altre società) Premafin Finanziaria Spa Holding di Partecipazioni che direttamente o indirettamente ne possiede una quota del 47%.
I tre figli di Salvatore Ligresti controllano il 29% della società tramite tre holding lussemburghesi:
  • Giulia Maria Ligresti tramite Canoe Securities SA
  • Gioacchino Paolo Ligresti tramite Limbo Invest SA
  • Jonella Ligresti tramite Hike Securities SA

Ciascuno possiede un 9.687% della società ma tutte le quote sono intestate alla fiduciaria Compagnia Fiduciaria Nazionale Spa."

Insomma, se non puzzano i Ligresti...

3) Marcellino Gavio, anch'egli risorto dalle ceneri (e dalle carceri) di Tangentopoli. Cito da Wikipedia: "Titolare negli anni ottanta di numerose imprese di costruzioni (Itinera, Italvie, Codelfa, Marcora), grazie al processo di privatizzazione delle autostrade italiane ne rilevò una buona parte, arrivando a controllare un consorzio di undici concessionarie che lo pongono al terzo posto nel campo degli operatori autostradali in Italia";

4) Marco Tronchetti Provera, al quale, grazie alla lungimiranza con cui ha traghettato l'azienda Telecom (impossibile non ricordare lo scandalo Telecom - Sismi di qualche anno fa), viene concesso in premio un posto d'onore nel mercato immobiliare italiano;


5) Benetton Family, che rappresenta l'apoteosi del conflitto d'interessi nella questione Alitalia. Cito da Wikipedia:
"...Nella seconda metà del 2007 la famiglia ha ristrutturato l'imponente rete di partecipazioni che ha costruito nel tempo creando due separate holding controllate direttamente da Ragione di Gilberto Benetton & C sapa:
  • Edizione Holding, focalizzata sul settore retail con partecipazioni in Benetton Group e Autogrill;
  • Sintonia, focalizzata sugli investimenti nelle infrastrutture, comeAutostrade per l'Italia S.p.A, Grandi Stazioni, Aeroporti di Roma, Aeroporto di Torino, Aeroporto di Firenze, Aeroporto di Bologna."
Guarda un pò, la famiglia trevigiana ha qualche investimento negli aeroporti... All'Aeroporto di Fiumicino, in particolare, a decidere è proprio Benetton, gestore dello stesso. E dopo che Alitalia avrà inglobato Air One, chi avrà il monopolio dei voli nazionali? La nuova Alitalia. E chi dovrà decidere quanto far pagare alla nuova Alitalia per l'affitto delle postazioni in aeroporto? L'Aeroporto di Fiumicino, cioè la famiglia Benetton, cioè la nuova Alitalia... Se non è concorrenza sleale questa ditemi voi come la devo chiamare...

6) Francesco Gaetano Caltagirone, il quale nutre mire particolari su Linate, in quanto propietario dell'Ata. Cito dal sito www.ata-airport.it:
"Ali Trasporti Aerei ATA S.p.A. è proprietaria e gestisce l’aeroporto privato di Milano Linate dal 1962. Ali Trasporti Aerei ATA S.p.A. è inoltre il fornitore dei servizi di assistenza a terra, rifornimento carburanti e di tutti i servizi collegati all’aviazione d’affari. L’aeroporto ATA opera tutti i giorni dell’anno, 24 ore su 24, ed è situato a km 7

dal centro città in un’area separata rispetto all’aeroporto di Milano Linate garantendo la riservatezza di un passeggero VIP"...chi non si vuole sentire, almeno una volta nella vita, un passeggero VIP?!

Cito da Wikipedia: "...anche noto come Franco o Francolino è un imprenditore, a capo di uno dei più importanti gruppi industriali italiani, con un fatturato globale di circa 1,7 miliardi di euro e oltre 5.600 dipendenti. Le sue ricchezze ammontano a circa 2,6 miliardi di dollari, questo fa di lui nel 2008 il settimo uomo più ricco d'Italia e il 446° uomo più ricco del mondo."


7) Emilio Riva, grande produttore e lavoratore di acciaio, ma soprattutto grande supportr di Berlusconi. Cito da Wikipedia: Il Gruppo Riva è un "gruppo siderurgico italiano; nel 2005 è stato il decimo produttore d’acciaio al mondo con una produzione di 17,5 ml di tonnellate di grezzo, con un fatturato di 8,53 miliardi di euro e circa 25000 dipendenti. La capogruppo Riva Fire (acronimo di Finanziaria Industriale Riva Emilio) ha sede a Milano e le due principali società sono:

  • Riva Acciaio SpA, che controlla anche le principali consociate estere, che raggruppa le attività nell’acciaio da forno elettrico (produzione di semiprodotti e prodotti lunghi) e nel recupero del rottame di ferro;
  • ILVA SpA, che produce acciaio da ciclo integrale (prodotti piani).

Il gruppo possiede 38 stabilimenti produttivi nel mondo, dei quali 20 in Italia, tra cui il polo siderurgico di Taranto, che con i suoi cinque altoforni è il più grande d’Europa. La proprietà è al 100% della famiglia Riva, che detiene anche le cariche operative più importanti. Il fondatore Emilio Riva sostiene di reinvestire tutti gli utili nell'azienda e di non distribuire mai dividendi...

...Nel 2001 il Tribunale di Taranto ha dichiarato Emilio Riva, il figlio Claudio ed altri dirigenti Ilva colpevoli di tentata violenza privata, per avere demansionato un gruppo di impiegati dell'Ilva nel 1998. La sentenza è stata confermata nel 2006 dalla Corte di Cassazione. Nel febbraio del 2007 Emilio Riva è stato condannato a tre anni di reclusione e Claudio Riva a 18 mesi per omissione di cautele contro gli infortuni sul lavoro e violazione di norme antinquinamento, con riferimento alla gestione della cokeria dell'impianto di Taranto."

8) Famiglia Marcegaglia, gli "Imprenditori poveri di un’azienda ricca", come capeggia all'entrata della residenza di famiglia a Gazolo degli Ippoliti. Si tratta di un gruppo italiano attivo soprattutto nella lavorazione dell'acciaio, con partecipazioni notevole anche nel settore turistico e in quello immobiliare. Cito da Wikipedia:
"Il Gruppo Marcegaglia è un gruppo industriale e finanziario che opera in Italia e all’estero con 50 società e più di 6.500 dipendenti nel settore metalsiderurgico e in una serie diversificata di altri comparti produttivi. Il gruppo, che è interamente controllato dalla famiglia Marcegaglia, fattura 4,2 miliardi di euro ed ha registrato nello scorso decennio un tasso di crescita medio del 15 per cento (del 20 per cento negli ultimi 5 anni)...
...Nel 2008 la Marcegaglia Spa ha patteggiato una sanzione di 500 mila euro più 250 mila euro di confisca per una tangente di 1 milione 158 mila euro pagata nel2003 a Lorenzo Marzocchi di EniPower. La sua Spa controllata N.e./C.c.t. spa ha invece patteggiato 500 mila euro di pena, e ben 5 milioni 250 mila euro di confisca. Oltre al patteggiamento dell'azienda, Antonio Marcegaglia ha patteggiato 11 mesi di reclusione con sospensione della pena per il reato di corruzione."

9) Banca Intesa, col suo genietto amministratore delegato Corrado Passera. Vicino al centrosinistra, prima si prodiga nel suggerire a Prodi e Padoa Schioppa la migliore soluzione per Alitalia, poi entra in quella che, a tutti gli effetti, è la soluzione migliore (per lui). Cito da Wikipedia:
"...durante la Giornata nazionale della finanza etica del 2004 diversi sindacalisti contestano a Passera la aggressiva politica di incentivi commerciali praticata da Intesa, che - secondo i sindacati - spinge i dipendenti di banca a vendere ai clienti meno accorti prodotti a bassa qualità. Successivamente, Passera verrà coinvolto nel crack Parmalat e dovrà patteggiare col Commissario Bondi per uscire dal contenzioso."

10) Fratelli Fratini, immobiliaristi toscani inseriti anche nel mercato dell'abbigliamento (tra el altre cose, sono i maggiori finanziatori del più grande outlet italiano, quello situato a Barberino del Mugello. La loro società, la Fingen Group, dispone di un network composto da oltre 300 punti vendita, metà dei quali dislocati, guarda un pò, nei principali aeroporti di tutto il mondo (chissà perchè vogliono entrare nel fantastico mondo degli aeroplani...). Le attività nel mercato immobiliare riconducibili ai Fratelli Fratini sono invece gestite dalla società RDM, composta a sua volta di Income Generating Assets (del valore di 250 milioni di euro) e Development Assets (per 1 miliardo e 300 milioni). Fingen detiene inoltre, dal 2001, la società di costruzioni C.P.F. Costruzioni S.p.A., con un fatturato superiore agli 80 milioni di euro l'anno.

11) Davide Maccagnani, giunto all'operazione Alitalia grazie, testuali parole, ad una "passione personale". Da produttore di missili per testate nucleari (è infatti l'ex propietario di Simmel Difesa, settore produzione di munizioni e sistemi d'arma esplosivi terrestri e aerei, nata dallo spacchettamento della Bdp che negli anni 50 produceva il famigerato Ddt) cerca di reinventarsi imprenditore immobiliare.

12) Roberto Colaninno, presidente dei 16 campioni, il furbetto della scalate Telecom. Cito da Wikipedia:
"Nel 1999 lancia una offerta pubblica di acquisto (opa) totalitaria su Telecom Italia, fino ad oggi la più grande operazione di acquisizione a leva finanziaria (Leverage BuyOut, una tecnica finanziaria che consiste nell'utilizzare i flussi di cassa della società acquisita per pagare i debiti contratti nella fase di acquisizione), mai operata in Italia. Come soci dell'operazione ha un gruppo di imprenditori bresciani, soprannominato la razza padana dell'imprenditoria, guidati da Emilio Gnutti e riuniti nella società Hopa Spa. L'operazione riesce, creando tuttavia un grosso debito in Telecom stessa, che la renderà vulnerabile ad una scalata successiva. In conseguenza di ciò, nel 2001 vende la Telecom a Pirelli e Benetton, creando una notevole plusvalenza, pari a 1,5 miliardi di euro nelle casse di Bell, la società veicolo lussemburghese con la quale Colaninno e Gnutti ottennero il controllo di Telecom. La plusvalenza, per chi non lo sapesse, è un aumento di valore entro un determinato periodo di tempo di beni immobili e di valori mobiliari; questo aumento di valore ha rilevanza soprattutto ai fini fiscali in quanto le plusvalenze indicano una maggiore capacità contributiva e sono spesso gravate da imposte dirette. Altro aspetto molto rilevante delle plusvalenze è la loro natura contabile, non costituendo ricavo monetario ma solo un aumento di redditività, non contribuiscono alla copertura dei debiti a breve termine. Non si può dunque basare una struttura finanziaria prevalentemente sulle plusvalenze perché si rischierebbe la morosità.
Per questa plusvalenza la società è stata indagata per evasione fiscale e multata dall'Agenzia delle entrate per 1,937 miliardi di euro. L'accertamento con adesione a cui hanno aderito i soci di Bell ha permesso la riduzione delle sanzioni ad un quarto del minimo, così la società ha dovuto versare al Fisco solamente 156 milioni."
Inoltre il figlio di Colaninno, Davide, è ministro ombra dell'industria del PD. In questa situazione si è dimostrato molto ombra, evitando ovviamente di rilasciare dichiarazioni in merito...


In summa, tutti questi imprenditori immobiliari hanno un unico intento, nel partecipare alla cordata. Il loro obbiettivo sono i 16 miliardi di euro che pioveranno su Milano in occasione dell'Expo. Tutti questi soldi sono destinati alla realizzazione di nuove infrastrutture, nuove costruzioni, due autostrade, due metropolitane, una tangenziale, una stazione ferroviaria e una nuova linea ferroviaria. E ovviamente tutti questi bei soldini se li cuccheranno i nostri cari e impavidi 16 cavalieri bianchi, in premio per aver risposto alla chiamata del Premier...

Questo, dunque, è il quadro, molto più che raccapricciante. Per poter attuare questo progetto sono state violate una mezza dozzina di leggi.
Vengono sospese le regole Antitrust per dare tempo ai 16 di poter consumare tutti i loro conflitti d'interesse e le occupazioni indebite di libero mercato. Difatti, non potendoci essere concorrenza perfetta nel mercato dei voli nei cieli italiani, per via dell'unione Alitalia-AirOne e il conseguente monopolio della Cai Good Company, si creerebbe una situazione d'illegalità. Ecco allora che si sospendono le regole, e si fa l'ennesimo strappo con la legge.
Inoltre, aspettiamoci una bella multa da parte della Comunità Europea. Infatti, in aprile, quando viene concesso il maxiprestito al nascente governo Berlusconi, viene fissato un sine qua non: il prestito viene erogato a patto che per un anno la nuova Alitalia non si espanda. Questo patto è stato banalmente violato in partenza, perchè con la inglobazione di Toto e di AirOne, ovviamente, la nuova Alitalia si è espansa. Evviva...
Come anticipato, viene cambiata la legge Marzano sulle imprese decotte. In particolare, per i nuovi imprenditori non c'è alcun rischio di rivalsa e revocatoria da parte di creditori e dipendenti, che potranno rivalersi solo alla Bad Company, che dovrà ottemperare alle loro richieste nonostante i debiti, coi nostri contributi.
Si rende necessaria una sostanziale modifica degli ammortizzatori sociali, perchè l'Italia non è attrezzata per far fronte a questa nuova ondata di lavoro in uscita.
Infine, e questa è veramente la ciliegina sulla torta, il governo detasserà le aziende che assumeranno in organico ex dipendenti Alitalia. Cioè, se hai lavorato in Alitalia noi ti aiutiamo a trovare un nuovo impiego, mentre tutti i lavoratori di tutte le altre imprese decotte italiane si fottono, non li aiuta nessuno.

E il futuro?
I magnifici 16 hanno l'obbligo di permanere nella cordata per 5 anni. Al termine di questo lasso di tempo possono rivendere le quote della Good Company. Chiaramente a questi 16 grandi salvatori non importa un fico secco della Alitalia, vogliono soltanto guadagnarci qualche cosa da tutto questo polverone. Inoltre non hanno alcuna esperienza per quel che riguarda il mondo dei voli. Quindi è ovvio, e forse anche auspicabile, che al termine dei 5 anni pattuti venderanno le loro quote al partner internazionale che entra nella Compagnia, Air France. In questo modo, la compagnia di bandiera italiana diventerà francese a condizioni molto molto migliori di quelle fissate, ai tempi, da Prodi e Padoa Schioppa.
Qual'è la vera svendita di Alitalia? Quella proposta dal governo Prodi? A me non sembra proprio...




Questo post è stato realizzato allo scopo di "passare parola", conformemente a quanto suggerito da Marco Travaglio, dall'inchiesta del quale è stata tratta la maggior parte delle informazioni qui riportate. Ergo, passate parola anche voi...

4 commenti:

Vigno ha detto...

che aggiungere??? che probabilmente non tutto finisce qui...come si sa "costruendo case" si generano abbastanza facilmente fondi occulti...e questi fondi dove andranno a finire? forse a riempire le casse di qualche partito(o forse tutti?). Perchè, come è noto, in politica non basta comprare il consenso bisogna pure assicurarsi che il dissenso non sia deleterio. Alla fine della fiera gli imprenditori tra tangenti e prezzo di alitalia avranno pagato un "prezzo di mercato"(o un po' meno, ma non tanto) che, comunque, recupereranno vendendo le azioni ad airfrance(o chi per essa), il governo avrà "salvato" la compagnia di bandiera prolungando di qualche mese l'appoggio dell'ortodossa opinione pubblica, i partiti(parlamentari ed extraparlamentari, compresi i sindacati) avranno ricevuto qualche fondo occulto da spendere un po' com vogliono. Insomma pare che tutti alla fine ci avranno guadagnato qualche cosa...o no? NO, perchè nel mondo reale non ci posso guadagnare tutti, qualcuno paga, e ovviamente siamo tutti noi...e la cosa stupefacente è che saremo "tutti" felici di essere stati fregati...

Pier Luigi Forte ha detto...

Ah ma Vigno c'è pure qua eh! Beh, allora aggiungerò anche il tuo blog alla mia lista! Se vuoi farti un giro sul mio http://ilblogdipier.blogspot.com anche se gli argomenti esulano un po dalla politica...

Ah, a tutti i blogger, date un'occhiata qua http://blogactionday.org/it

Per quanto riguarda il caso Alitalia, beh, sto aspettando di capire come andrà a finire, mi ricorda tanto il caso Fiat. Credo che se il governo riuscirà a tirare su la compagnia come fece per la casa torinese, sarebbe davvero un grande aiuto all'economia, nonchè all'Alitalia stessa!

Ciaooo

Anonimo ha detto...

Bei soggetti... siamo messi bene!
Tanto ci salverà lui:))

Nella mia ignoranza e disinteresse politico apprezzo l'articolo, in particolare l'immagine che associa al nome il volto, cosa molto utile quando vedo i soggetti in tv ma non ho idea di chi siano.

[memore della minaccia] il blog migliore al mondo... da seguire assolutamente!

(giusto giusto stona un pelo la superficie lineare...)

Kili Semi

Anonimo ha detto...

Ad acquistare...sarà molto probabilmente una cordata italiana formata da più imprenditori visti e considerati i debiti, il debito cresce di un miliardo al giorno e molto probabilmente si chiuderà il lungo dilemma prima di Novembre...